• Follia ultrà al Marassi, Italia-Serbia sospesa

    12/10/2010 - Quella che doveva essere la serata del match di qualificazione all'Europeo, giocata a Genova tra Italia e Serbia, di calcio ha avuto ben poco. Fermi i calciatori e attivissimi gli ultrà serbi, che hanno letteralmente preso in ostaggio il Marassi, costringendo l'arbitro prima a ritardare l'inizio dell'incontro di 37' e poi a fermarlo dopo appena 6 minuti, quando la rete ormai squarciata è diventata un punto di ingresso in campo di bengala.
    I primi segni della guerriglia imminente si avvertono già prima dell'ingresso dei tifosi provenienti da Belgrado, quando inizia a circolare la notizia di 3 fermi e 15 feriti serbi negli scontri con la Polizia (addirittura i tifosi ospiti hanno verniciato il muro di Palazzo Ducale). Ma la situazione peggiora allo stadio, dove 1.600 ultrà della Stella Rossa, nel settore ospite, iniziano a lanciare fumogeni verso la vicina gradinata nord, piena di sostenitori italiani. Presto il lancio interessa anche il campo, fino all'esplosione di una bomba carta, che rivela l'impossibilità dei vigili del fuoco di controllare la situazione.
    A quel punto, la polizia, in assetto antisommossa, si schiera a bordocampo al di là della recinzione che i tifosi stranieri si divertono a colpire a sprangate.
    Questo il quadro della situazione che i giocatori, ancora ignari, trovano appena scesi in campo. Diversi calciatori serbi, tra cui Stankovic e Krasic, provano a calmare i loro tifosi, applaudendoli. Ma la tregua ottenuta dura ben poco. Così, alle 21.27, la partita riprende ma a fatica: il pubblico azzurro fischia la Serbia ogni volta che la squadra avversaria tocca palla, fin quando, al 6', la gara si ferma nuovamente a causa di fumogeni in campo e in curva, e alle 21.38 il giudice di gara scozzese Thomson prende la decisione finale di sospendere l'incontro.
    I tafferugli, come prevedibile, non sono mancati nemmeno dopo la sospensione della partita. Fuori dallo stadio, infatti, i tifosi serbi hanno fronteggiato un centinaio di ultrà italiani lanciando bottiglie e fumogeni. Alcuni tifosi ospiti hanno inoltre scavalcato i tornelli in cerca dello scontro fisico, costringendo le forze dell'ordine in tenuta antisommossa a formare un cordone divisiorio utilizzando anche i mezzi blindati.
    PRESO "L'UOMO NERO": SI CHIAMA IVAN BOGDANOV - 13/10/2010 - È stato il protagonista indiscusso della notte di Italia-Serbia, ripreso costantemente dalle telecamere con il passamontagna e la maglietta nera con il teschio e le movenze al limite tra l'uomo e il primate. Lo abbiamo visto appollaiato sopra la rete del settore ospiti, per poi tagliarla con un tronchetto e da lassù, con il suo fisico muscoloso pieno di tatuaggi, lanciare fumogeni in campo, mentre gli altri ultrà serbi contribuivano a mandare in fumo la serata di calcio prevista. Ma Ivan Bogdanov, "l'uomo nero", il "terribile", come molti lo chiamano, al termine della sua serata, non è riuscito a sfuggire alle forze dell'ordine, che lo hanno cercato per tutta la notte, per trovarlo, alle 2.30, nel vano bagagli dell'ultmo pullman dei tifosi serbi rimasto nel piazzale del Ferraris. Gli agenti hanno fatto scendere tutti i passeggeri dai pullman e gli hanno ordinato di sfilare la maglietta, per riconoscere i tatuaggi di Ivan immortalati dalle telecamere, ma nessuno sembrava corrispondere all'immagine del ricercato. Poi il colpo di scena: Ivan era nascosto nel vano portabagagli dell'ultimo pullman. Tra gli applausi e gli insulti degli astanti, "l'uomo nero" della Stella Rossa è stato placcato e trascinato, insieme a borse con numerosi bengala e bombe carta, di nuovo allo stadio di Marassi. Poi Ivan il terribile è stato portato in carcere, dove più tardi ha spiegato: «Non ho niente contro l'Italia, ce l'ho con la mia squadra. Amo la mia patria».

    Foto tratte da Gazzetta.it
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